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Dipendenze pericolose

Alimentare gli animali selvatici è una pratica sempre più diffusa, sia nelle aree naturali che in quelle urbane. Molti lo fanno con l’intenzione di aiutare, pensando di fornire un supporto agli animali o di creare un momento speciale di connessione con la natura, altri semplicemente con l’obbiettivo, diventato oggi una moda, di scattare una foto da pubblicare sui social. Tuttavia, ciò che a prima vista può apparire come un gesto gentile, ha in realtà conseguenze che possono rivelarsi estremamente dannose, sia per gli animali che per l’intero ecosistema.

Spesso, questo comportamento è  mosso dal desiderio di aiutare gli animali, specialmente durante i periodi più difficili come l’inverno. A volte invece è la curiosità, il desiderio di contatto o la ricerca di intrattenimento a spingere alcune persone ad alimentare la fauna selvatica, per poterla osservare  da vicino escattare qualche fotografia .  Sebbene queste motivazioni possano sembrare nobili o innocue, sono in realtà dettate dalla mancanza di consapevolezza sulle conseguenze dell’alimentare la fauna selvatica. 

La fauna che si abitua a ricevere cibo dagli esseri umani rischia infatti di sviluppare una pericolosa dipendenza da queste risorse artificiali. Tale dipendenza può compromettere la capacità degli animali selvatici di procacciarsi il cibo autonomamente, mettendo a rischio la loro sopravvivenza qualora queste risorse vengano meno. Inoltre, il contatto ravvicinato con gli esseri umani può alterare i comportamenti naturali degli animali, rendendoli eccessivamente confidenti. Questa confidenza aumenta il rischio di conflitti, specialmente nelle aree urbane, e di incidenti: per esempio, cibo lasciato a bordo strada può causare  investimenti della fauna selvatica da parte di veicoli.

Un ulteriore rischio è legato alla salute degli animali. Molti alimenti offerti dall’uomo non sono adatti alle loro esigenze. Cibi come pane, biscotti o altri prodotti lavorati possono provocare disturbi digestivi, carenze nutrizionali o addirittura malattie. Non meno importante è l’impatto sull’equilibrio ecologico: l’abbondanza di cibo artificiale può favorire un aumento innaturale della popolazione animale in una determinata area, causando sovraffollamento e competizione per le risorse naturali, con effetti negativi sull’intero ecosistema.

Un aspetto spesso trascurato ma altrettanto rilevante è rappresentato dalla gestione dei rifiuti. Questi , specialmente se scarti alimentari, costituiscono una fonte indiretta di cibo per molti animali selvatici. Si tratta di un fenomeno particolarmente evidente nelle aree urbane e nei pressi di campeggi o aree pic-nic, dove i resti di cibo non correttamente smaltiti attraggono animali selvatici. La presenza costante di rifiuti alimentari può portare a un aumento della popolazione di specie opportunistiche, come roditori, volpi o gabbiani, alterando ulteriormente l’equilibrio ecologico. Inoltre, gli animali che frequentano queste aree corrono il rischio di ingerire materiali non commestibili, come plastica o metalli, con gravi conseguenze per la loro salute.

Per affrontare questo problema, è fondamentale adottare pratiche di gestione responsabile dei rifiuti. Ciò include:

  • Utilizzo di contenitori per i rifiuti resistenti agli animali
  • Raccolta differenziata
  • Corretta educazione ambientale 
  • Nei parchi nazionali e nelle aree protette, sistemi di sorveglianza e sanzioni per scoraggiare l’abbandono dei rifiuti

L’interferenza umana può anche attirare specie che normalmente non frequenterebbero una determinata area, alterando ulteriormente gli equilibri ecologici. Zone dove gli animali vengono nutriti regolarmente possono diventare punti di attrazione per altre specie, con conseguenze imprevedibili, come la diffusione di malattie tra diverse popolazioni animali. Facendo un esempio pratico, attorno alle mangiatoie artificiali si concentrano molti columbidi, soprattutto piccioni e tortore. L’elevato numero di animali porta, come conseguenza, ad un elevato numero di deiezioni e di parassiti aumentando la probabilità di contagiare più individui. Un predatore, come lo sparviere, trovandosi davanti una tale concentrazione di prede, se ne approfitta senza rendersi conto del pericolo che si cela dietro ad una grande abbuffata.

Per contrastare questi comportamenti, alcuni parchi nazionali e aree protette hanno avviato campagne di sensibilizzazione e informazione. Ad esempio, è stato creato materiale educativo, tra cui cartelloni informativi e opuscoli, per spiegare chiaramente i rischi associati al nutrire gli animali selvatici. Alcuni parchi hanno adottato regole rigide, vietando esplicitamente di dare cibo alla fauna e prevedendo sanzioni per i trasgressori. Inoltre, in molti di questi vengono organizzati incontri e laboratori per educare i visitatori, con l’obiettivo di promuovere un approccio rispettoso e responsabile verso la natura.

Una delle soluzioni possibili per aiutare la fauna selvatica senza danneggiarla, è il ripristino di habitat naturali. Piantare specie vegetali autoctone in giardini o spazi verdi è un modo efficace per fornire risorse naturali agli animali, garantendo allo stesso tempo il rispetto dei loro comportamenti naturali.

Infine, la consapevolezza è l’arma più potente. Educare amici, familiari e comunità sull’importanza di non interferire con gli animali selvatici può prevenire comportamenti dannosi. Solo rispettando gli equilibri naturali e lasciando che gli animali vivano secondo le loro abitudini possiamo garantire un futuro armonioso tra uomo e natura.

Quello che sembra un gesto gentile può, dunque, trasformarsi in un pericolo per la fauna selvatica e per l’ecosistema. Avere rispetto per gli animali significa permettere loro di vivere liberamente e autonomamente, senza interventi che, seppur benintenzionati, rischiano di causare danni irreparabili.